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Le ministorie carusiane si possono prendere ciascuna a sé o montare in un narrato unico di micro vicende, si possono leggere in progressione o in retromarcia, secondo lo stile del crostaceo amico gambero. Paiono qualcosa tra la bugia attendibile e la verità con il naso lungo di Pinocchio. Pure, la scrittura godibile, la risatina fra i denti, il groppo alla gola che alle volte ci prende ineliminabile, durante la lettura, rappresentano i termometri per descriverci la febbricola di questa nostra realtà, che non riesce mai a sfebbrarsi completamente, risanandosi, o a dar luogo almeno a un decisivo febbrone da cavalli. Carusi, sornione, con la grattugia della sua cordiale scrittura, ci prepara tante porzioncine che insaporiscono le vicende orarie della nostra malincerta metropolitanità.